Una riflessione sul referendum di Bologna

di Anna Angelucci

Domenica 26 maggio 2013: a Bologna si vota il referendum consultivo sul finanziamento pubblico alle scuole private. Moltissimo è stato detto e scritto, nelle ultime settimane, dai difensori e dai detrattori del quesito referendario. Non credo si possa aggiungere nessun dato, nessuna argomentazione a quanto, con dovizia di particolari, profondità di riflessione e pluralità di punti di vista, è stato ampiamente dibattuto sul tema e sulle sue implicazioni. Vorrei solo dedicare qualche istante ad un aspetto specifico della questione, a mio avviso fondante: il principio della laicità dello Stato italiano. Perché è soprattutto su questo che domenica prossima i cittadini bolognesi saranno chiamati, di fatto, a pronunciarsi.

Al di là delle implicazioni economiche, al di là dei ragionamenti politici, al di là dei riferimenti costituzionali, la scuola privata cattolica non può essere finanziata dallo Stato se lo Stato è, come lo è il nostro, uno Stato laico e non confessionale, cui spetta, au contraire, il compito di garantire la massima libertà d’espressione e di uguaglianza ad ogni concezione o confessione religiosa.

La Costituzione della Repubblica italiana esige che le scuole private, assolutamente libere di costituirsi e di assumere un proprio profilo pedagogico e culturale, non comportino “oneri per lo Stato”, né, naturalmente, per le istituzioni decentrate rappresentate dagli enti locali.

Il principio della laicità dello Stato esige che si attribuisca valore e si tuteli la religiosità umana, senza alcuna specifica preferenza per una fede o confessione religiosa. L’articolo 19 della nostra Costituzione, ispirandosi al riconoscimento dei diritti inviolabili e al principio di uguaglianza contenuti negli articoli 2 e 3, sancisce il diritto di tutti di professare liberamente la propria fede religiosa, assegnando alla libertà della scelta religiosa lo statuto di diritto inviolabile dell’uomo.

Uno Stato laico garantisce ai suoi cittadini la libertà e l’esercizio delle proprie scelte, anche religiose, in una cornice di pari opportunità. Uno Stato laico non solo non finanzia nessuna scuola confessionale, ma non permette l’insegnamento curricolare di una religione a scuola, la religione cattolica, con insegnanti scelti dal Vicariato con criteri imperscrutabili e assunti a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione.

La battaglia contro il finanziamento pubblico delle scuole private è partita da Bologna ma investe tutto il Paese e approderà in Parlamento. Non solo perché è una battaglia per il rispetto della Costituzione, mai come ora calpestata dall’arroganza del potere; ma soprattutto perché è una battaglia per affermare il principio supremo della laicità dello Stato, della sua libertà e indipendenza dalla Chiesa cattolica romana.

I cittadini di Bologna hanno, domenica, una grande responsabilità ma anche una straordinaria opportunità: dire a tutti gli italiani che sono stati costretti a mandare i loro figli nella scuola dell’infanzia privata cattolica perché in quella pubblica non c’era posto, a tutti gli amministratori locali che piegano ogni scelta civica a pretestuose esigenze contabili, a tutti gli uomini politici schiavi dei potenti e dell’ipocrisia e a tutti gli intellettuali che colpevolmente tacciono da troppo tempo, che noi vogliamo, noi esigiamo uno Stato e una scuola laici.

(Roma, 20 maggio 2013)

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